martedì 15 dicembre 2009

Kultura


- Sto leggendo un nuovo libro “Sharazan”. Mi piace, ne ho letto 30 pagine.

* Veramente si chiama “Shantaram” e 30 pagine non sono molte considerato che ne ha 900...

- Beh, si, però mi ha preso parecchio.

* Scusa ma non avevi comprato l’ultimo di Ammaniti? Non l’hai letto?

- Eh, no....

* Ma perchè ti compri i libri se non leggi?

- Beh, all’ipercoop facevano il 30% di sconto.....

giovedì 26 novembre 2009

Mi prenoti un hotel a Roma!


Protagonisti: il temibile direttore commerciale Cungio (100 chili di adipe portati con arroganza e volgarità); l’esile segretaria Marisa, bruttina, fragile e dimessa, anzi, sottomessa.

Cungio: MARISAAAAAAAA (con urlo da orco. Il telefono, infatti, nelle aziende, si utilizza solo per comunicazioni da pari a pari. Per chiamare i sottoposti si emettono urla sataniche e terrificanti versi gutturali)

Marisa (trafelata): Arrivo direttore!

Cungio: Mi prenoti i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e un hotel a Roma per giovedi e venerdi prossimi.

Marisa: Si direttore.

Passano cinque minuti...

Marisa: Ecco direttore, le ho prenotato il solito, l’Hotel Campanella

Trascorrono brevi ma interminabili attimi di silenzio e tensione...

Cungio: (assumendo colorazione rosso porpora) COOOOOOOOSSSAAAA? L’HOTEL CAMPANELLA???? MA CHE CAZZO DICE? CHE CAZZO FA? MA LEI RAGIONA? E’ UN HOTEL DI MERDAAAAAAAAAA. AL CAMPANELLA MI VUOL MANDARE.... COL CAZZOOOOOOOO
Io li dentro non ci metto più piede. Le do cinque minuti per tornare qui con una lista di altri alberghi. SE LEI NON SA FARE IL SUO LAVORO ALLORA LO FACCIO IO! ECCHECAZZO, TUTTO IO DEVO FARE QUI DENTRO.

Marisa: Ma scusi Signor Direttore... ma lei ha sempre detto che l’Hotel Campanella era il migliore, di prenotare sempre li, e io.......

Cungio: FUORIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Passano altri cinque minuti...

Marisa (con voce tremolante): Ecco direttore. Ecco la lista. Le ho messo i migliori Hotel di Roma...

Trascorrono altri brevi ma interminabili attimi di silenzio e tensione.

Cungio: (rosso tendente al viola) MA CHE CAZZO E’ STA LISTAAAAAAAAAA??? MA LEI NON HA IL CERVELLO! MA SECONDO LEI COME FACCIO DA UN MINCHIA DI ELENCO A SAPERE DOVE CAZZO SONO STI ALBERGHI??? Lei non sa fare niente! N – I – E – N – T – E!!!!
Mi porti una mappa di Roma con segnati sopra i punti dove sono gli alberghi da scegliere. E’ cosi che si fà. E SUBITO CHE E’ URGENTE!

Marisa torna al suo posto. Reprime le lacrime. Prende una mappa di Roma e comincia pazientemente con un pennarello a segnare con dei puntini i vari hotel.
Eseguito il lavoro torna, con la solita aria da condannata a morte, dal temibile direttore Cungio.

Marisa: Ecco direttore, le ho portato la mappa con segnati gli hotel

Trascorrono ancora altri brevi e interminabili attimi di silenzio e tensione.

Cungio: .... AH, BENE, ECCO. Mi faccia vedere. STIA LI, ASPETTI. Allora.... uhm.... questo no, troppo in centro. Questo no, troppo in periferia. Questo no... troppo a sud. Questo no... troppo a nord. Questo no... strada trafficata. Quest’atro no... ma dove cazzo lo hanno fatto?. Questo poi manco a parlarne, ci sono sicuramente gli zingari vicino. Questo no... lontano dall’aereoporto. Uhm..... Ecco, si, questo. (indicando con il suo ditone grasso). Questo si che va bene. Questo è perfetto CAZZO. Marisa, prenotiamo questo. Subito. Una bella suite. Qual’è? Come si chiama?

Marisa (pronunciando mentalmente il proprio testamento): Si chiama... ehm...direttore.... è.... E’ l’hotel Campanella..... Direttore...


polonegativo

mercoledì 18 novembre 2009

Pendolari

Nonostante la musica a palla per preservarmi da dibatti GrandeFratelleschi e su fidanzati inadempienti colgo questo stralcio di conversazione:

Amica 1: Ho iniziato a leggere I Miserabili perchè è uno di quei classici che devono essere letti assolutamente. Solo che vado un po' a rilento perchè....(fa eloquente gesto di persona che si taglia le vene)

Amica 2: Si è strappato?

...Poi riparte la musica salvatrice

martedì 17 novembre 2009

La legge del Best Seller

-Ieri sono andata a vedere il reading di Ammaniti

-Non sapevo ti piacesse Ammaniti

-Si, molto.

-Cosa hai letto?

-Beh in realtà ho visto solo un suo film. E non mi è piaciuto. Però mi sono comprata il libro perchè credo che sia molto bravo.

B.H.

mercoledì 11 novembre 2009

La riunione



Entro in ufficio presto e dopo aver svolto il mio rituale quotidiano principalmente basato su caffè-bagno-gazzetta (scegliete voi l’ordine) provo a concentrarmi sui miei compiti quotidiani.

Mentre i corridoi iniziano ad animarsi Lotus mi avverte che oggi è prevista un riunione. Lo scopo è incontrare (cito testualmente “un'esperto di portal e soluzioni di collaboration in ambiente XXXX. La persona è di spessore, vanta una competenza pratica e teorica di ottimo livello. Ritengo sia un'occasione per momento di confronto di buon livello con l'esterno”. Mentre mi interrogo sul reale significato dell’incontro (il confronto con l’esterno è una scusa che non posso prendere sul serio) mi accordo che la riunione è fissata dalla 10.00 alle 17.00. Sono certo che sia un errore nella pianificazione, ma sono comunque preoccupato per la giornata che mi ero immaginata placida e sonnacchiosa.

Alla 10.05 mi presento in sala riunione avvalendomi della legge aziendale non scritta che chi arriva in ritardo non è un cafone ma solo uno che è “davvero oberato” (in realtà ero al caffè con i colleghi).

Con grosso stupore che mi trovo tra:

4 persone della mia azienda (tutte dell’IT e blackberry-dotate)
7 persone incravattate dell’azienda XXXX tutte con portatile APPLE acceso e pronte a scrivere brief, feedback e minures.

Manca solo il mio capo che – poverino – deve essere davvero oberato.

Dopo pochi minuti di introduzione mi si chiarisce la strategia della riunione. I presupposti sono:

La nostra azienda ha bisogno del prodotto XXXXX
IT si è preaccordata con azienda YYYYY per fare comprare al marketing il suo prodotto XXXX.
IT ha bisogno dell’approvazione del Marketing.

Questa riunione è per mostrare le potenzialità del prodotto al marketing ma sarà condotta in modo che il marketing non capirà nulla nè potrà fare obiezioni. D’altra parte il Marketing non potrà comprare nessun altro tipo di prodotto, perché qualunque cosa scelga L’IT remerà contro come gli Abbagnale ai bei tempi e l’azienda non avrà mai ciò di cui ha bisogno.

Ora che mi è chiaro il mio ruolo mi concentro sui miei obiettivi:
• passare nella maniera più indolore possibile queste 7 h. di riunione
• assicurarmi che nel prodotto XXXX dell’azienda YYYY ci sia almeno una delle cose che serve al marketing (altrimenti subirò un pistolotto dal mio capo sui miei ruoli e responsabilità)
• prepararmi a salire al più presto sul carro di quello che sarà il vincitore (IT)

Mentre rimugino su queste cose entra il mio capo: non sono più solo! Ora ho un importante sostegno dirigenziale e decido che alla prima pausa gli rivelerò quanto sospetto.

Intanto parte la riunione, la persona del marketing dell’azienda YYYY esordisce cosi: “Ho preparato una ventina di slide di introduzione. Mi spiace che sono in inglese ma....(pausa di incertezza) io le faccio sempre così”.

Un moto di disgusto mi attraversa il corpo. Metto il cervello in stand by e cerco di ricordare il calendario della prossima domenica di seria A per approntare una strategia fantacalcistica.

Nel frattempo il blackberry del mio capo suona, lui risponde e poi mette giù. Si alza in piedi, emette qualche suono gutturale e bofonchia scuse (ehe andare uhmm interessante..si si peccato ma ci sentiamo) e se ne va. Sono di nuovo solo.

Nel frattempo prende finalmente la parola l’esperto di portal e soluzioni di collaboration, che inizia la sua parte. Mentre apre il suo file mi cade l’occhio sul num di slide: 89!!! Mi sento mancare, la testa mi fa male, la vescica è gonfia (ma nessuno deve mai pisciare????), faccio disegni sul blocco, guardo la partita di arkanoid (tifando per i mattoncini) che un mio collega sta facendo sul suo blackberry. Provo a contare il numero di parole in inglese che l’esperto di portal e soluzioni di collaboration dice, maa dopo qualche decina mi affatico e smetto.

Dopo molte ore, diverse battute tra esperti IT che faccio finta di capire, ilazioni di svariato genere sui desideri i quelli del marketing e delle loro pippe mentali termina la presentazione dell’esperto di portal e soluzioni di collaboration.

Sono incazzato nero: ho perso tutti i treni utili, salterò metà della cena che avevo in programma e domani dovrò fare tutto il lavoro che non sono riuscito a fare oggi. Ma mentre spengo il pc alla mia postazione esce il capo dall’ufficio e sorridente mi dice “Ah già finito? Aspetta che faccio una telefonata e mi racconti”.

Da bravo burattino mi siedo e aspetto.

Billy H.

martedì 10 novembre 2009

Il Convegno sul Digital Signage



Se il mondo aziendale è il regno del non senso e il marketing è il riassunto del nulla, la partecipazione a un Convegno è la sublimazione assoluta del vuoto.

L’altra settimana ho avuto l’onore di partecipare a un convegno sul Digital Signage. Non chiedetemi cosa cazzo sia perchè non lo so e nemmeno mi interessa. Però ci sto lavorando da un pò di tempo e ho fatto un gran figura con il mio capo mostrando un certo interesse per partecipare alla cosa.

Va da se che a un corso o a un convegno si va esclusivamente per tre motivi:
1) Vedere se c’è figa
2) Mangiare a scrocco
3) Passare una giornata fuori dall’ufficio di merda

E’ con queste solide motivazioni che mi sono alzato alle 6 del mattino e ho messo il mio culo su uno sporchissimo Intercity di trenitalia diretto a Milano. Trascorso il solito viaggio con aria condizionata a -10° e il solito ritardo sono arrivato al prestigioso Hotel giusto in tempo per ascoltare il primo relatore.

Ben lungi da me l’idea di concentrarmi sulle presentazioni ho cominciato a esplorare attentamente la sala.
Tutti uomini! Ma porc.... e le famose belle ragazze milanesi? Tre o quattro al massimo e già ampiamente circondate da serissimi manager in abito scuro.
Disastro.
Tanti anni fuori da Milano mi hanno fatto perdere smalto. I manager Milanesi sono tutti inappuntabili, attentissimi e carichissimi. Io ho la faccia di cartone, rispetto a loro sono vestito come un diciottenne e il mio cervello ha la stessa capacità di concentrazione di una scimmia che salta da un ramo all’altro nella giungla...
Lo so che loro, nel loro intimo, stanno pensando “che palle” esattamente come me. Però non lo danno a vedere e, devo ammetterlo, se la tirano da gran professionisti.

Mentre rassegnato mi metto a seguire la materia del Convegno (facendo una estrema sintesi in genovese potremmo dire: tutte musse) riapro il book e mi saltano all’occhio i Curriculum Vitae dei relatori.
Una vera meraviglia. Chi più ne ha più ne metta. Titoloni a stecca, referenze a manetta e, soprattutto, una serie di minchiate immonde.

Tralasciando i numerosi figli di papà che da neolaureati si sono trovati “Direttori della filiale di Londra” oppure con un “Master alla San Diego University” di seguito riporto alcune perle che mi hanno commosso:

• Membro dell’associazione Mensa - associazione mondiale delle persone dotate di alto QI – (giuro, c’è scritto cosi!!!)
• Svolgo l’attività di Disruptive Innovator” (e sticazzi!)
• Ero noto con lo pseudonimo di “1.0” (ma vaffanculo va!!!)
• E’ mia l’idea di dare voce (contenuto parlato) ai siti internet (e come no!!!)
• Nel 1996 realizza la prima moneta virtuale al mondo “EnergyBank” (ah belin!!!)
• Nel 2007 produce TuoVideo definito dalla stampa lo YouTube italiano (ah ah ah ah!!!)
• Mi interesso di letterattura francese e jazz (ma vai a lavorare va!!!)

Man mano che leggo la consapevolezza che la gente che scrive queste cazzate poi fa carriera e soldi mi fa montare una tale carogna che mi porta a terminare velocemente la lettura prima di dover mettere le mani addosso a qualcuno.

Arriva l’ora dell’agognato pranzo. Purtroppo non è a buffet ma è servito al tavolo impedendomi le classiche razzie di piatti composti da pasta, carne, patatine, crocchette e sottaceti tutti mischiati assieme. Mi ritrovo a un tavolo dove parlano di lavoro. Tento qualche sortita di cazzeggio ma vengo subito stoppato tipo “Pierino, stai zitto che qui siamo gente seria e parliamo di business”. Rassegnato mi bevo cinque bicchieri di bianco per affrontare il pomeriggio.

Il Convegno riparte e ormai il mio livello di attenzione è lo stesso che ho guardando un GP di Formula 1. Morte apparente.
Passa un tempo indeterminato e sulla frase che da sola riassume il vero spessore intellettuale dei relatori: “anche i tristi musei possono essere ravvivati da questa tecnologia del Digital Signage” , mi riprendo e mi accorgo che devo correre in stazione. Faccio giusto a tempo a comprare un libro sul tema del convegno in modo da poter raccontare qualcosa al mio capo quando mi chiederà l’inevitabile resoconto di quel che hanno detto.
Prendo le mie carabattole e me la filo.

Un’altra proficua giornata da uomo di marketing è trascorsa.

polonegativo

giovedì 5 novembre 2009

sales vs marketing


Le persone che - come me e i miei colleghi - lavorano nel marketing sono spesso soggette a crisi d’identità.

Principalmente credo (a buon diritto) perchè non sappiamo fare un cazzo. Ma proprio un cazzo. Non vendiamo (spendiamo), non costruiamo (per carità), appena si parla di qualcosa di tecnologico che va oltre il funzionamento del mouse ci viene la bolla al naso, non facciamo conti, ecc ecc. Mi hanno detto che creiamo valore aggiunto ma non credo di aver capito bene cosa sia e soprattutto aggiunto a che cosa.

Comunque, come in ogni sub-cultura che si rispetti, noi viviamo e abbiamo una nostra identità grazie alla nostra nemesi, al nostro antieroe. Don Camillo litigava con Peppone, Spank si menava con Torakichi, Rocky con Apollo Creed, Clubber Lang, Ivan Drago e alcuni dei suo figli.

Nonostante noi ci sentiamo molto odiati da tutti i nostri colleghi, i nostri antagonisti per natura sono i commerciali.

I commerciali sono croce e delizia della nostra funzione. Il commerciale di un’azienda esterna che ci chiama è il nostro migliore amico, è costretto ad ascoltarci, a sentire i nostri lamenti, si ricorda cosa ci piace, cosa ci appassiona e ride insieme a noi. Sono la nostra valvola di sfogo sui soprusi che subiamo quotidianamente.

Altre volte però non ci lasciano vivere, ci telefonano mentre siamo concentrati compiliamo un excel di 3.500 righe, camuffano il numero, insistono, minacciano e litigano.

Ieri sono stato a una fiera di settore e ho avuto modo di parlare con diversi commerciali che si aggiravano tra gli stand con sorrisi smaglianti e una pila di biglietti da visita che utilizzavano come stelline ninja.

È stata per me una giornata ricca di soddisfazione professionale per cui mi pregio di riportare qualche stralcio di conversazione.

Specializzazione

Comm.: Carissimo, tutto bene?
Billy: Si grazie, tu?
Comm. Bene, benissimo, come saprai ho cambiato azienda (allungando un bigliettino da visita)
Billy: Ah..si, certo..ricordo. Cosa vendi ora?
Comm. Tutto, dai comprami qualcosa.


Concorrenza

Comm X: quindi come dicevo noi vendiamo questo prodotto con soltanto 4 o 5 co-sponsor presenti, non come l’azienda Y. Noi teniamo ai nostri utenti, non vogliamo un overflow di informazioni e creare un bad mood, mi segui?
Billy: Capisco. E quanti co-sponsor utilizza l’azienda Y?
Comm. X: 6...

Un po’ perplesso su quella che dovrebbe essere la mia motivazione all’acquisto incontro casualmente il commerciale dell’azienda Y.

Billy (ironico) ..e quindi mi hanno detto che hanno detto che 6 sponsor sono troppi e me ne hanno proposto 5
Comm Y (non cogliendo ironia): mah guarda su questo aspetto non ti devi preoccupare. Abbiamo pensato a un concorso dove nessuna azienda saprà quanti co-sponsor ha. Io la chiamo la “truffa totale”. Ti interessa?
Billy: Quest’anno ho finito il budget. Magari l’anno prossimo...

Captatio Benevolentiae

Billy: ....e per questi motivi io sarei interessato in un prodotto a performance.
Comm: eh certo! Tutti interessati sui prodotti a performance, però se pianifichiamo i siti porno la gente si lamente
Billy: mah, vedi..
Comm: Che poi guarda, la gente che guarda il porno sono quelli come me. Che i tuoi prodotti li comprano.



Soggetti ai nostri sbalzi umorali, diretti e triviali, macchine da guerra inossidabili noi amiamo i nostri commerciali!

Billy H.

venerdì 30 ottobre 2009

Colloquio di Lavoro


Mi piace un sacco partecipare ad un colloquio di lavoro. La telefonata anonima in arrivo, sentirsi chiamare Dottore da una calda voce femminile, un tenero approccio un po’ imbarazzato che ricorda le prime telefonate allo sbocciare di un rapporto sentimentale. Un colloquio di lavoro è carico di aspettative, porta con sé ansia e speranze. Ma il più delle volte un colloquio porta delle incazzature tremende: attese interminabili, apputamenti saltati, viaggi inutili, ferie sprecate, bocciature inesorabili, risposte che non arrivano mai(pardon...si chiamano feedback che è molto piu figo...in effetti feedback negativo vince facile sul suo sinonimo "bocciatura")

Chi ha fatto decine di colloqui ha accumulato una certa esperienza nel settore: risponde con nonchalance alla telefonata piombata in mezzo a una riunione, anticipa le domande dell’intervistatore, conduce il colloquio con ostentata sicurezza anche di fronte alle domande più assurde del selezionatore.

Certo se pensi che il più delle volte la tua vita lavorativa è in mano a ragazzo con meno della metà dei tuoi anni di esperienza (non dico che io sono meglio di lui, solo che lui non ha la minima idea di quello che io gli sto dicendo e, peraltro, il più delle volte non ce l’ho nemmeno io visto a quel punto ho già innescato il pilota automatico).

Ho sentito un sacco di storie assurde sui colloqui, sia da parte degli intervistatori che dei candidati. Per quel che mi riguarda posso dire che rispecchiano piuttosto fedelmente le situazioni surreali e grottesche che accadono in azienda.

Ecco quanto mi è successo qualche settimana fa.

Arrivo a Milano nelle sede di un’importante società di selezione. Architettura ultramoderno, tutto è candido e immacolato. Belle segretarie che sorrido gentili, cazzo sono belli anche i candidati che girano in completi scuri, tutti sorridenti e abbronzati.Ma oggi faccio parte di questo mondo di businessman: completo inutilizzato dall’ultimo matrimonio a cui ho presenziato (mi accorgo di avere del riso in tasca poco prima di entrare), camicia fortunata e cravatta rossa (ho letto da qualche parte che denota una personalità determinata e quindi me la metto per queste occasioni: un po’ indumento e un po’ arma come recitava la canzone).

Mi presento e mi fanno accomodare. Sui tavoli ci sono solo riviste di business dal nome inglese. Faccio come gli altri candidati e ne prendo una sfogliandola con sufficienza. Mentre cerco di immaginare chi diavolo può spendere dei soldi per leggere queste boiate origlio la telefonata della segretaria:


“Dottoressa? Si, c’è il candidato per lei...il Dott. Hoyle”

SILENZIO

“Perfetto. Lo faccio accomodare. Quale aula ha prenotato?”

SILENZIO

“Nessuna? Non ci sono aule libere, mi spiace. La 5 è occupata. Come facciamo?”

SILENZIO

Fisso impassibile l’articolo in inglese sulle 5 migliori marche di sigari nel mondo

“C’è la 7 disponibile ma a partire dalle 18.15 è prenotata.

SILENZIO

Sono le 17.55 adesso. Se mi hanno fatto fare 2 ore di treno per vedermi 15 minuti se ne possono andare a fare in culo

“Ah va bene lo stesso? Ok, lo faccio accomodare”. “Dott. Hoyle può accomodarsi, seconda a destra”

Rispondo con il migliore dei miei sorrisi fasulli “Perfetto, grazie mille”

Compilo il foglio che gli autorizza a farsi i cazzi miei per tutta la mia vita e nel frattempo arriva la selezionatrice che sembra avere fretta (che strano), salta i convenevoli e così iniziamo a parlare.

Il colloquio scorre tranquillo, alle 6e20 sono già in mezzo al traffico milanese a chiedermi come dovevo rispondere alla domanda "Legge libri di enologia?". Per un attimo sono stato tentato a dichiararmi uno dei massimi esperti del settore ma non avevo la minima idea di che cosa fosse quindi la mia risposta è stata un laconico “preferisco altri generi". Decisamente potevo fare di meglio.

In culo all’enologia (qualsiasi cosa sia) passo il colloquio; infatti mi chiamano per darmi la buona notizia e mi dicono che mi ricontatteranno a breve per fissare un incontro con l’azienda: spettacolo! Sento che è la volta buona per schiodarmi di qui.

Dopo un paio di giorni ricevo una mail dove sono invitato a descrivere i miei animali domestici e a sviluppare un tema dal titolo "Io nella nuova azienda".

Con calma serafica scrivo un ottimo pezzo ringraziando anche per l’opportunità.

Passano un paio di giorni e ricevo il feedback positivo. Sono invitato a scrivere un brano su quello che farei se fossi assunto. Mi sento un po’ stupido e inizio a pormi qualche domanda. Comunque rispondo con tutto l’entusiasmo e la motivazione (motivazione è la parola d’oro da usare sempre nei colloqui) che mi hanno insegnato a mostrare in queste situazioni e svolgo il mio compito in maniera soddisfacente.

Poi tutto tace.

Chiedo cortesemente un feedback dopo una ventina di giorni e mi scrivono che hanno scelto un candidato con “una seniority (anche anagrafica) più alta”.

Ha tutta l'aria di una bocciatura.


Il termine etologia (dal greco ethos e logos che significano rispettivamente «carattere» o «costume» e «ragionamento») indica la disciplina che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale, e traduce nella maggior parte delle lingue europee l'originaria espressione tedesca vergleichende Verhaltensforschung («ricerca comparata sul comportamento») coniata da Konrad Lorenz, uno dei fondatori della disciplina (da Wikipedia).

Billy H.

mercoledì 21 ottobre 2009

Qui buttiamo giù la parete....


“Allora qui buttiamo giù la parete, andiamo lungo questo muro, allarghiamo questo pezzo, ma non troppo, tanto spazio ce n’è. Qui togliamo le scrivanie e mettiamo una bella isola in mezzo ed è fatta. Ci stanno almeno il doppio delle persone”
Chi lavora in un ufficio e non ha vissuto questo momento almeno una volta alzi la mano.
E’ molto semplice. Tu stai inebetito a lavorare come al solito sul tuo pc. Entra una delegazione composta solitamente da Direttore Generale o equivalente + Altro Dirigente a scelta + Non meglio precisato figuro (che si scopre successivamente essere il responsabile dei lavori).
I tre non salutano, entrano semplicemente nell’ufficio e tu sei trasparente. Non più considerato di un mobile o una sedia. Guardano con occhio indagatore la stanza. Scambiano le frasi soprascritte accompagnandole con ampi gesti delle mani e qualche sogghigno compiaciuto. Si trattengono non più di due minuti e quindi, sempre rigorosamente senza salutare ne degnarti di una parola, se ne vanno.
Et Voilà! Il trasloco è deciso. Efficienza imprenditoriale a stecca.
Come? Tu non ne sai niente? Ma perchè dovresti saperlo? Quando fai i lavori in casa tua mica ti metti a spiegare ai tavoli, agli armadi, alle sedie che cosa succederà. Li fai e basta.
Da quel momento in poi i burattini da ufficio (noi) cominciano le congetture più improbabili. Ci mettono in 70 nella stessa stanza. Ci hanno venduti e ci fanno fuori tutti. Andremo a lavorare nella più bieca periferia e qui staranno solo i dirigenti. Ci spostano con quei puzzoni dei sistemi informativi. Insomma, le peggiori invenzioni. Esattamente come quando in Fantozzi sono tutti al cinema mentre giocava l’Italia e si sparge la voce che “ha segnato Zoff di testa”.
Si trascorrono poi dalle due alle tre settimane senza più vedere nessuno ne avere alcuna notizia fino al giorno in cui, sempre mentre sei chino sul tuo pc, arriva una squadra di operai che inizia a martellare, spaccare, spostare. Il tutto mentre tu continui a lavorare e a non sapere un cazzo. All’ultimo secondo poi, quando un ragazzone nerboruto sta per sollevare la tua scrivania, il tuo capo, con nonchalanche, ti dice: “Ah, senti, ci spostiamo al 4 piano insieme a quelli dei sistemi informativi. Molto meglio, cosi si lavora in gruppo”.
- E tu, ingenuamente: “Eh, ma scusa, sono già in cinque in uno stanzino. Più noi quattro come facciamo?”.
- “Ma non c’è problema, basta mettere delle isole in mezzo alla stanza. Tra l’altro ci si sta benissimo”
- “Ah, ecco... ok. E scusami, qui dove eravamo noi chi ci viene?”
- “Si allargano i dirigenti”
:-(
Ha segnato Zoff di testa....

polonegativo

martedì 6 ottobre 2009

Bitu torna zitella


La nostra collega Bitu (abbreviativo di un soprannome che preferisco omettere) è stata mollata in tronco dal fidanzato. La cosa è stata estremamente divertente. Cioè, mi rendo conto che bisognerebbe avere un minimo di sensibilità, ma ci siamo veramente sganasciati dalle risate.
Insomma l’anomalia era che ci fosse uno in grado di sopportarla, non certo che rimanga zitella. E poi, non per vantarci, ma avevamo previsto questo epilogo fin dall’inizio.

I fatti: per Bitu tutto andava alla grande nel segno dell’amore tanto che stava cercando una casa da comprare per incastrare definitivamente Piergi. Incurante del mondo intorno Bitu non parlava con nessuno se non col suo ragazzo e guardava con disprezzo gli altri esseri umani. Piergi, purtroppo, era ignaro di tutta questa felicità e dentro di se viveva come un incubo l’idea di dover comprare casa con la peraltro tirchissima Bitu e tramava il modo migliore per darsi alla fuga.

Alla fine, con gran classe, Piergi ha scelto di darsi alla macchia nel modo più carino possibile. Il messaggino.
Un normalissimo giorno d’ufficio, infatti, Bitu riceve un sms da Piergi con scritto: “ho fatto le valige, me ne vado dai miei. E’ finita”.

Vi risparmio il seguito. Anzi ve lo riassumo: Lei che corre a casa. Lo scontro a fuoco. Lui che ha già le valigie pronte. Lei che fa le valigie (a quel punto la questione era chi esce di casa per primo cosi avrebbe potuto dire di aver lasciato l’altro). L’uscita in contemporanea. L’addio definitivo. Il mesto ritorno da mami e papi e noi con una psicodepressa e psicodopata in ufficio.
Ripensandoci, l’episodio in se è stato divertente. Ora però ci troviamo sul groppone una zitella nel tunnel che viene a pranzo con noi senza mai dire bocca.... Sapete cosa vi dico? Speriamo se la riprenda!!!!!

polonegativo

venerdì 28 agosto 2009

Una serata da Genoano


Il calcio italiano è malato, è lo specchio di un paese corrotto. C’è la fuga di talenti (perchè di cervelli proprio non si può parlare). La seria A non è più il campionato più bello del mondo. Vincono sempre le stesse squadre. Esiste la sudditanza psicologica. Ci vorrebbe la moviola in campo. I calciatori della nazionale non cantano l’inno di Mameli. I giornalisti rovinano il mondo del calcio. I procuratori rovinano il mondo del calcio. Gli ultras rovinano il mondo del calcio. La tessera dei tifosi rovina il mondo del calcio.

Ma noi ce ne freghiamo.

Riparte la stagione e dopo l’indigestione di calciomercato siamo di nuovo qui in trepida attesa del campionato, degli anticipi, dei posticipi, delle coppe, della Gazzetta al Lunedì, del treno dei servizi e del processo di Biscardi.

Perchè?

Il calcio riempie i vuoti. Il calcio ci fa sopravvivere in azienda, il calcio unisce e divide prendendo a calci in culo l’organigramma aziendale.

E non si tratta solo di calcio: c’è il fantacalcio (Dio benedica chi lo ha inventato: possiamo parlarne in ufficio per diverse ora consecutivamente), ci sono le scommesse, gli sfottò, ecc ecc.

Ma non era di questo che volevo parlare.

Sono stato invitato a vedere Odense-Genoa a casa di polonegativo. Ho deciso di accettare perchè:
- lui mi aveva invitato solo perchè era sicuro del passaggio del turno (anche se non lo ammetterà mai)
- sapevo che il Genoa avrebbe passato il turno (anche se non potevo dichiararlo) e quindi non mi avrebbero tacciato di portare sfiga

In questa logica omerto-cabalistica abbiamo iniziato a vedere la partita con classica pizza e birra insieme a Jack (altro genoano sfegatato e compagno di Fantacalcio).

Ho già visto alcune partite in compagnia di genoani perciò, dal momento che mi sono molto simpatici, vorrei sfatare il mito che li vede esagitati, superstiziosi e con i complessi di persecuzione.

Ecco i fatti salienti delle partita:

- Siamo in cucina a tagliare le pizze; dal salotto arriva la voce del telecronista che descrive l’azione d’attacco del Genoa. Smettiamo di parlare...TIRO DI FIGUEROA..FUORI! Jack: “Meno male che non ha segnato altrimenti dovevamo stare di qua a seguire la partita dall’altra stanza”. Alzo la testa sorridendo per la battuta...non era una battuta.
- Al terzo colpo di tacco (sbagliato) di Zapater polonegativo incoraggia il neo-acquisto (“Prendo l’aereo e vengo a menarti”)
- Dopo il momentaneo vantaggio dell’Odense la tensione sale e il commentatore (Andrea Agostinelli) dice Genova al posto di Genoa per la trentesima volta. polonegativo: “BASTA! BASTA! SEI PAGATO PER DIRE STRONZATE”. Jack non si scompone: “Guarda che lo fa apposta, è un ex doriano questo qui. (non conosco la fede di Agostinelli ma ha giocato un anno nel Genoa, senza imparare il nome della sua squadra a quanto pare)
- Gol del Genoa. Polonegativo: “SIIIIIII PORCO XXX!!!!” corre fuori dal balcone “PORCO XXX!!!! PORCO XXX!!” Rientra con il fiatone “Stanno esultando anche i miei vicini”. Lo guardiamo attoniti e lui replica “L’ho presa un po’ sul piano mistico-religioso”

La partita termina 1-1, il Genoa passa. Sono contento perchè di tensione ne ho accumulata parecchia anche io e domani (in ufficio) ho qualcosa da scrivere sul blog!!!

giovedì 13 agosto 2009

Di ritorno dalle ferie



Quando sei in vacanza arriva finalmente un giorno in cui ti svegli e scopri che non stai più pensando all'ufficio. Un giorno in cui, finalmente, non visualizzi più la faccia da coglione del tuo capo, le psichedeliche luci al neon, la tua scrivania di compensato, le pareti squallide dell'ufficio... Un giorno in cui ti svegli ed hai dimenticato le cose in sospeso da fare, gli screzi con questo o quel collega, l'attanagliante senso di prigionia... Un giorno in cui ti senti, quasi in modo euforico, libero. Finalmente padrone delle tue azioni e pensi, quasi in modo timoroso, che si potrebbe davvero vivere una vita cosi. Facendo quel che si vuole.
Bene, quel giorno è il giorno che devi tornare in ufficio.
Le ferie sono finite.
Ti aspettavamo, schiavo.
Bentornato.

polonegativo

martedì 14 luglio 2009

Alcool & Tobacco



Ok mi avete bloccato facebook e youtube. Mi avete sospeso hattrick e tribalwars (gaming). Non posso vedere donne nude (sexually explicit) e nemmeno le recensioni dei ristoranti ("alcool & tobacco"). Ma non mollo....troverò il modo per bypassare queste restrizioni del cazzo, dovessi impiegarci tutte le mie 8 ore lavorative..

BillyH.

mercoledì 10 giugno 2009

IL MIO CAPO


Lo so, forse non mi capirete
ma io devo dire grazie al mio capo.

Sì perchè nonostante io non lo voglia ammettere, ma lui mi ha insegnato molto,

quando sono giù di morale perchè stressato a cercare di superare tutti i piccoli e grandi problemi, mi basta alzare lo sguardo e vederlo seduto alla sua scrivania
calmo, placido, incosciente, guarda lo schermo del PC IMBAMBOLATO.

quando sono pieno di lavoro e penso di non riuscirci e che finire la giornata sarà difficile,
ecco che lui con la sua camminata eterea arriva 2 ore dopo in ufficio o esce un'ora prima;
in un attimo dimentico la fatica.

quando ho paura di non riuscire ad esprimermi al meglio,
ecco che leggo una sua mail, libera dai vincoli della gramamtica, dell'educazione anche dall'italiano.... e dalle sue parole trovo nuovo coraggio

Lo so penserete al solito leccaculo o all'infatuazione dovuta alla sua posizione,
ma no, non è così,
Lui mi aiuta, mi sprona, mi stimola perchè in fondo penso...


...CAZZO, SE UN IMBECILLE COSI' E' IL MIO CAPO,
IO MINIMO DIVENTO AMMINISTRATORE DELEGATO

Però subito dopo lo sconforto è immenso, torno alla dura realtà

LUI E' IL MIO CAPO,
IO LA MERDACCIA

PN