venerdì 30 ottobre 2009

Colloquio di Lavoro


Mi piace un sacco partecipare ad un colloquio di lavoro. La telefonata anonima in arrivo, sentirsi chiamare Dottore da una calda voce femminile, un tenero approccio un po’ imbarazzato che ricorda le prime telefonate allo sbocciare di un rapporto sentimentale. Un colloquio di lavoro è carico di aspettative, porta con sé ansia e speranze. Ma il più delle volte un colloquio porta delle incazzature tremende: attese interminabili, apputamenti saltati, viaggi inutili, ferie sprecate, bocciature inesorabili, risposte che non arrivano mai(pardon...si chiamano feedback che è molto piu figo...in effetti feedback negativo vince facile sul suo sinonimo "bocciatura")

Chi ha fatto decine di colloqui ha accumulato una certa esperienza nel settore: risponde con nonchalance alla telefonata piombata in mezzo a una riunione, anticipa le domande dell’intervistatore, conduce il colloquio con ostentata sicurezza anche di fronte alle domande più assurde del selezionatore.

Certo se pensi che il più delle volte la tua vita lavorativa è in mano a ragazzo con meno della metà dei tuoi anni di esperienza (non dico che io sono meglio di lui, solo che lui non ha la minima idea di quello che io gli sto dicendo e, peraltro, il più delle volte non ce l’ho nemmeno io visto a quel punto ho già innescato il pilota automatico).

Ho sentito un sacco di storie assurde sui colloqui, sia da parte degli intervistatori che dei candidati. Per quel che mi riguarda posso dire che rispecchiano piuttosto fedelmente le situazioni surreali e grottesche che accadono in azienda.

Ecco quanto mi è successo qualche settimana fa.

Arrivo a Milano nelle sede di un’importante società di selezione. Architettura ultramoderno, tutto è candido e immacolato. Belle segretarie che sorrido gentili, cazzo sono belli anche i candidati che girano in completi scuri, tutti sorridenti e abbronzati.Ma oggi faccio parte di questo mondo di businessman: completo inutilizzato dall’ultimo matrimonio a cui ho presenziato (mi accorgo di avere del riso in tasca poco prima di entrare), camicia fortunata e cravatta rossa (ho letto da qualche parte che denota una personalità determinata e quindi me la metto per queste occasioni: un po’ indumento e un po’ arma come recitava la canzone).

Mi presento e mi fanno accomodare. Sui tavoli ci sono solo riviste di business dal nome inglese. Faccio come gli altri candidati e ne prendo una sfogliandola con sufficienza. Mentre cerco di immaginare chi diavolo può spendere dei soldi per leggere queste boiate origlio la telefonata della segretaria:


“Dottoressa? Si, c’è il candidato per lei...il Dott. Hoyle”

SILENZIO

“Perfetto. Lo faccio accomodare. Quale aula ha prenotato?”

SILENZIO

“Nessuna? Non ci sono aule libere, mi spiace. La 5 è occupata. Come facciamo?”

SILENZIO

Fisso impassibile l’articolo in inglese sulle 5 migliori marche di sigari nel mondo

“C’è la 7 disponibile ma a partire dalle 18.15 è prenotata.

SILENZIO

Sono le 17.55 adesso. Se mi hanno fatto fare 2 ore di treno per vedermi 15 minuti se ne possono andare a fare in culo

“Ah va bene lo stesso? Ok, lo faccio accomodare”. “Dott. Hoyle può accomodarsi, seconda a destra”

Rispondo con il migliore dei miei sorrisi fasulli “Perfetto, grazie mille”

Compilo il foglio che gli autorizza a farsi i cazzi miei per tutta la mia vita e nel frattempo arriva la selezionatrice che sembra avere fretta (che strano), salta i convenevoli e così iniziamo a parlare.

Il colloquio scorre tranquillo, alle 6e20 sono già in mezzo al traffico milanese a chiedermi come dovevo rispondere alla domanda "Legge libri di enologia?". Per un attimo sono stato tentato a dichiararmi uno dei massimi esperti del settore ma non avevo la minima idea di che cosa fosse quindi la mia risposta è stata un laconico “preferisco altri generi". Decisamente potevo fare di meglio.

In culo all’enologia (qualsiasi cosa sia) passo il colloquio; infatti mi chiamano per darmi la buona notizia e mi dicono che mi ricontatteranno a breve per fissare un incontro con l’azienda: spettacolo! Sento che è la volta buona per schiodarmi di qui.

Dopo un paio di giorni ricevo una mail dove sono invitato a descrivere i miei animali domestici e a sviluppare un tema dal titolo "Io nella nuova azienda".

Con calma serafica scrivo un ottimo pezzo ringraziando anche per l’opportunità.

Passano un paio di giorni e ricevo il feedback positivo. Sono invitato a scrivere un brano su quello che farei se fossi assunto. Mi sento un po’ stupido e inizio a pormi qualche domanda. Comunque rispondo con tutto l’entusiasmo e la motivazione (motivazione è la parola d’oro da usare sempre nei colloqui) che mi hanno insegnato a mostrare in queste situazioni e svolgo il mio compito in maniera soddisfacente.

Poi tutto tace.

Chiedo cortesemente un feedback dopo una ventina di giorni e mi scrivono che hanno scelto un candidato con “una seniority (anche anagrafica) più alta”.

Ha tutta l'aria di una bocciatura.


Il termine etologia (dal greco ethos e logos che significano rispettivamente «carattere» o «costume» e «ragionamento») indica la disciplina che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale, e traduce nella maggior parte delle lingue europee l'originaria espressione tedesca vergleichende Verhaltensforschung («ricerca comparata sul comportamento») coniata da Konrad Lorenz, uno dei fondatori della disciplina (da Wikipedia).

Billy H.

mercoledì 21 ottobre 2009

Qui buttiamo giù la parete....


“Allora qui buttiamo giù la parete, andiamo lungo questo muro, allarghiamo questo pezzo, ma non troppo, tanto spazio ce n’è. Qui togliamo le scrivanie e mettiamo una bella isola in mezzo ed è fatta. Ci stanno almeno il doppio delle persone”
Chi lavora in un ufficio e non ha vissuto questo momento almeno una volta alzi la mano.
E’ molto semplice. Tu stai inebetito a lavorare come al solito sul tuo pc. Entra una delegazione composta solitamente da Direttore Generale o equivalente + Altro Dirigente a scelta + Non meglio precisato figuro (che si scopre successivamente essere il responsabile dei lavori).
I tre non salutano, entrano semplicemente nell’ufficio e tu sei trasparente. Non più considerato di un mobile o una sedia. Guardano con occhio indagatore la stanza. Scambiano le frasi soprascritte accompagnandole con ampi gesti delle mani e qualche sogghigno compiaciuto. Si trattengono non più di due minuti e quindi, sempre rigorosamente senza salutare ne degnarti di una parola, se ne vanno.
Et Voilà! Il trasloco è deciso. Efficienza imprenditoriale a stecca.
Come? Tu non ne sai niente? Ma perchè dovresti saperlo? Quando fai i lavori in casa tua mica ti metti a spiegare ai tavoli, agli armadi, alle sedie che cosa succederà. Li fai e basta.
Da quel momento in poi i burattini da ufficio (noi) cominciano le congetture più improbabili. Ci mettono in 70 nella stessa stanza. Ci hanno venduti e ci fanno fuori tutti. Andremo a lavorare nella più bieca periferia e qui staranno solo i dirigenti. Ci spostano con quei puzzoni dei sistemi informativi. Insomma, le peggiori invenzioni. Esattamente come quando in Fantozzi sono tutti al cinema mentre giocava l’Italia e si sparge la voce che “ha segnato Zoff di testa”.
Si trascorrono poi dalle due alle tre settimane senza più vedere nessuno ne avere alcuna notizia fino al giorno in cui, sempre mentre sei chino sul tuo pc, arriva una squadra di operai che inizia a martellare, spaccare, spostare. Il tutto mentre tu continui a lavorare e a non sapere un cazzo. All’ultimo secondo poi, quando un ragazzone nerboruto sta per sollevare la tua scrivania, il tuo capo, con nonchalanche, ti dice: “Ah, senti, ci spostiamo al 4 piano insieme a quelli dei sistemi informativi. Molto meglio, cosi si lavora in gruppo”.
- E tu, ingenuamente: “Eh, ma scusa, sono già in cinque in uno stanzino. Più noi quattro come facciamo?”.
- “Ma non c’è problema, basta mettere delle isole in mezzo alla stanza. Tra l’altro ci si sta benissimo”
- “Ah, ecco... ok. E scusami, qui dove eravamo noi chi ci viene?”
- “Si allargano i dirigenti”
:-(
Ha segnato Zoff di testa....

polonegativo

martedì 6 ottobre 2009

Bitu torna zitella


La nostra collega Bitu (abbreviativo di un soprannome che preferisco omettere) è stata mollata in tronco dal fidanzato. La cosa è stata estremamente divertente. Cioè, mi rendo conto che bisognerebbe avere un minimo di sensibilità, ma ci siamo veramente sganasciati dalle risate.
Insomma l’anomalia era che ci fosse uno in grado di sopportarla, non certo che rimanga zitella. E poi, non per vantarci, ma avevamo previsto questo epilogo fin dall’inizio.

I fatti: per Bitu tutto andava alla grande nel segno dell’amore tanto che stava cercando una casa da comprare per incastrare definitivamente Piergi. Incurante del mondo intorno Bitu non parlava con nessuno se non col suo ragazzo e guardava con disprezzo gli altri esseri umani. Piergi, purtroppo, era ignaro di tutta questa felicità e dentro di se viveva come un incubo l’idea di dover comprare casa con la peraltro tirchissima Bitu e tramava il modo migliore per darsi alla fuga.

Alla fine, con gran classe, Piergi ha scelto di darsi alla macchia nel modo più carino possibile. Il messaggino.
Un normalissimo giorno d’ufficio, infatti, Bitu riceve un sms da Piergi con scritto: “ho fatto le valige, me ne vado dai miei. E’ finita”.

Vi risparmio il seguito. Anzi ve lo riassumo: Lei che corre a casa. Lo scontro a fuoco. Lui che ha già le valigie pronte. Lei che fa le valigie (a quel punto la questione era chi esce di casa per primo cosi avrebbe potuto dire di aver lasciato l’altro). L’uscita in contemporanea. L’addio definitivo. Il mesto ritorno da mami e papi e noi con una psicodepressa e psicodopata in ufficio.
Ripensandoci, l’episodio in se è stato divertente. Ora però ci troviamo sul groppone una zitella nel tunnel che viene a pranzo con noi senza mai dire bocca.... Sapete cosa vi dico? Speriamo se la riprenda!!!!!

polonegativo